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No ai bocconi avvelenati

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Accorato appello contro i bocconi avvelenati

gattocane

Una gattina randagia a cui davo da mangiare da diverso tempo ha dato alla luce, un paio di mesi fa, quattro cuccioli vispi e curiosi. Se ne stavano con la mamma in un vecchio rudere abbandonato nei boschi dietro casa mia, crescevano forti e in salute. Ma qualcuno li ha avvelenati. Sono certo che si tratta del solito infame fenomeno, quello dei bocconi alla stricnina sparsi nei campi per timore che cani o gatti danneggino la fauna destinata ai fucili dei cacciatori. Basta dare un’occhiata alle notizie degli ultimi mesi: 12 gatti avvelenati in provincia di Cuneo, 6 a Rovigo, 5 a Viterbo. Sembra un bollettino di guerra ma è il ritratto di un fenomeno che sta diventando sempre più allarmante. E se si va a visitare il sito www.bocconiavvelenati.it si trova un’ampia rassegna stampa con moltissimi casi riportati e ci si può accorgere della serietà ed enormità della cosa. Non esistono dati precisi in merito ma sono migliaia i gatti e i cani che ogni anno muoiono nelle nostre campagne per colpa dei bocconi avvelenati. Trappole mortali, pericolosissime, che vengono sparse nell’ambiente per combattere gli animali cosiddetti “nocivi” – volpi, donnole e faine ad esempio – e preservare i volatili riservati al divertimento dei cacciatori. Troppo spesso però le vittime sono animali domestici, cani e gatti a spasso per i campi. Ma a rischio sono anche le persone, soprattutto i bambini. I veleni usati sono diversi ma soprattutto la terribile stricnina che uccide in pochissimi minuti ed è talmente potente che soli 50 grammi bastano per uccidere 1000 uomini.

L’uso dei bocconi avvelenati è una pratica illegale, punita severamente dalla legge. Ma purtroppo è spesso coperta da una fitta omertà che impedisce alle autorità di individuare i colpevoli. Importantissime sono perciò le denuncie che noi cittadini abbiamo il dovere di fare quando siamo a conoscenza di qualcosa che può aiutare le indagini.

E’ un argomento delicato. Sappiamo tutti quanto sia forte la categoria dei cacciatori e quanta pressione sia in grado di esercitare. E ogni volta che si parla di “bocconi avvelenati” i cacciatori si indignano, scandalizzati che si possa accostare il loro hobby con lo spargere veleni nell’ambiente. I fatti però dimostrano il contrario. Il collegamento tra bocconi avvelenati e mondo della caccia è noto a tutti. E’ confermato anche da recenti pronunciamenti di tribunali nel 2000, nel 2002, nel 2003 e nel 2004. Nel 2005 solo nella provincia di Firenze, su 8 procedimenti giunti a conclusione con la condanna in casi che riguardavano i bocconi avvelenati, 7 sono risultati essere legati all’ambiente venatorio. I casi di avvelenamento di cani e gatti aumentano di molto nei primi mesi dell’anno, proprio subito dopo la chiusura della stagione di caccia e proprio quando inizia il ripopolamento. Poi un altro picco si ha in luglio e agosto quando avviene il secondo ripopolamento. E la maggior parte dei casi avvengono nelle immediate vicinanze delle strutture gestite dai cacciatori. Che si tratti solo di coincidenze? Tengo a precisare che questi dati sono ufficiali e forniti dal W.W.F., non frutto della fantasia di chi scrive. La Lega per l’Abolizione della Caccia della provincia di Treviso, ad esempio, ha dichiarato che quello dei bocconi avvelenati è dalle loro parti un “problemaccio”. E che è una consuetudine storica quella che vede i cacciatori usare simili espedienti contro gli animali nocivi e, attenzione, anche contro i cani dei concorrenti.

Io tremo ogni volta che uno dei miei gatti esce di casa per una passeggiata. So che non si allontanano ma lo stesso sono preoccupato. ma vivo in campagna, non posso segregare i gatti quando la Natura esercita su di loro un forte e meraviglioso richiamo. Se solo il mondo non fosse così marcio!

Roberto Allegri

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