IL GIUSTO APPROCCIO
Un nuovo gatto si è da qualche mese aggiunto alla mia tribù.
Un randagio, arrivato chissà da dove e con chissà quale storia alle spalle. Un maschio, robusto ma con una zampina ferita che, dopo un paio di settimane di riposo e di buona alimentazione, si è sistemata praticamente da sola. Il nuovo arrivato ha gli occhi curiosamente “a mandorla”, con gli angoli esterni rivolti verso l’alto. <<Sembra un guerriero mongolo>>, ha detto mio padre, <<un cavaliere di qualche saga russa.>> E così il micio è stato battezzato Vassilii.
L’impulso iniziale è stato ovviamente quello di prenderlo in braccio, sommergerlo di carezze ma è un istinto che ho dovuto subito dominare. So bene infatti che è sbagliato “gettarsi” su di un gatto col desiderio di coccolarlo, specie se si tratta di un “micio straniero”. Si rischia di spaventarlo e anche di prendersi una bella zampata sulle mani.
Ci vuole pazienza, delicatezza. Si deve usare il giusto approccio.
Tutti i gatti amano le carezze, diciamo spesso. Ma sarebbe meglio specificare che siamo noi, i loro “padroni”, che adoriamo accarezzarli. Loro a volte rifiutano tante intime attenzioni, anche quelli di casa che conosciamo da una vita. Noi ci avviciniamo traboccanti di affetto e loro si sottraggono, tentano addirittura di scappare e quando non possono farlo, reagiscono anche in modo violento. Perché?
E’ un comportamento che fa parte del loro carattere, sempre indipendente e tipico di un animale domestico solo per metà. Ma molto spesso siamo noi a sbagliare atteggiamento. Non dobbiamo pensare che il micio sia un giocattolo, una sorta di peluche da afferrare e stringere ogni volta che se ne sente il bisogno. Si deve invece imparare ad avvicinarsi a lui con attenzione e rispetto, e a “tastare” prima il terreno per capire se è dell’umore adatto per le coccole.
E’ sufficiente allungare una mano, lasciare che il gatto l’annusi, e poi toccarlo gentilmente sotto il mento. Questa è la posizione migliore perché lo si lascia libero di decidere: se vuole può tirarsi indietro, spostare il musetto senza sentirsi in trappola e anche fuggire a gambe levate.
Ma se spinge la testolina contro la mano e si mette a fare le fusa significa che ha accettato le nostre dimostrazioni d’affetto. Allora possiamo toccarlo sul collo e sul torace, due zone che se accarezzate lo fanno rilassare. Il gatto può anche accucciarsi con le zampine sotto di se e chiudere gli occhi. In questo caso, grattiamogli dolcemente la schiena proprio sopra la coda. Se la solleva, vuol dire che ha gradito le attenzioni.
Roberto Allegri