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Il gatto e la caccia

Un cacciatore d’inverno

Sta nevicando. E l’ultimo pensiero che viene in mente al gatto è uscire di casa. Fuori c’è solo freddo e, cosa peggiore, ci si bagna le zampe. Nulla al mondo può fargli cambiare idea, niente può allontanarlo dalla poltrona accanto ala stufa, neppure un micio intruso che passeggia impunemente in giardino.

Ecco che il mio piccolo amico apre gli occhi, sbadiglia, si stiracchia e si rimette comodo, appallottolato su se stesso. Sembra assorbire come una spugna il tepore del fuoco e la morbidezza del cuscino. Ma qualcosa ora cattura la sua attenzione. Lo si vede dal movimento rapido delle orecchie che si sono alzate diritte e tese, dai baffi che sono stati rivolti in avanti, dagli occhi che di colpo si sono spalancati. Un merlo infreddolito si è posato sul davanzale della finestra. Se ne sta lì, oltre il vetro, con le piume gonfie e un fare indispettito. La neve che sta scendendo dà fastidio anche a lui. Il pranzo però è assicurato. Ci ho pensato io e stamattina presto ho riempito il davanzale con le briciole dei biscotti. Il merlo le trova e si mette a mangiare. E il gatto inizia a muoversi.

Lo fa con grande cautela, districando muscolo dopo muscolo, adagio, senza emettere il minimo rumore. Prima di scendere dalla poltrona resta per un attimo immobile, rigido come una statua. Poi scivola sul pavimento e rimane piegato sulle zampe con il ventre che tocca il suolo. Arriva fino a metà strada, quindi si ferma di nuovo. Improvvisamente di mette a battere i denti e ad agitare nervosamente la coda. E sembra essersi trasformato in un giocattolo. Proprio così, emette un suono secco, e si vede chiaramente il mento che si muove su è giù per far battere i denti. E il rumore è come quello che facciamo quando cozziamo tra loro delle noci. La coda poi è uno spettacolo di flessuosità. Frusta l’aria a destra e a sinistra, con ampio raggio, e si arriccia in punta quando arriva vicino al fianco per poi ripartire rapida verso l’altro lato.

Povero micio! Non è diventato matto, è solo terribilmente frustrato perché sa che non potrà mai raggiungere la sua preda. Tipico segnale di questa situazione di conflitto è la coda che si agita. Capita anche quando il gatto è all’aperto, ha puntato un uccellino o una lucertola ma per avvicinarsi deve attraversare una zona completamente scoperta, ad esempio un prato dove l’erba è stata tagliata di recente. Il gatto sa di essere visibile e si aspetta che la preda da un momento all’altro si accorga di lui e fugga via. Vorrebbe fermarsi, rinunciare, tornare indietro ma l’istinto del predatore è più forte e lo tiene incollato a terra a cuocersi nell’indecisione. Fa venire in mente quei ragazzi timidi che vorrebbero chiedere all’amica di uscire con loro e si tormentano le mani nell’incertezza mentre pensano a cosa dire.

Anche il gatto sul pavimento del salotto è nelle stesse condizioni. Vorrebbe avvicinarsi di più alla finestra dove sta il merlo ma si accorge che non ha posti dove nascondersi e allora rimane fermo, con lo sguardo puntato verso l’uccello. E la coda tradisce la sua agitazione. Ma c’è di più. Il gatto non è stupido e sa molto bene che il merlo è al di là del vetro e che quindi, anche se riuscisse a compiere un balzo improvviso, non potrebbe mai afferrarlo. Questa certezza fa a pugni con la voglia di cacciare e la sua frustrazione si manifesta con il battere i denti. E’ un po’ come se brontolasse contro tutti, contro il salotto, il divano, il pavimento e la finestra chiusa. La domanda allora è: perché fare tutta quella fatica inutilmente? Semplice. Perché tutta quella fatica è enormemente divertente. La parte più profonda della natura di un gatto è il suo essere un cacciatore. Questo ha smesso di essere una necessità in quanto i gatti di casa sono iper-nutriti e la loro ciotola è sempre piena. Ma essere se stessi, mimando tutta la sequenza della caccia è appagante, è una condizione psicologica che dona piacere e soddisfazione. Volete la prova? Il gatto non arriverà mai fino alla finestra e non tenterà mai il balzo finale. Appagato dall’aver “finto” di essere a caccia, smetterà di colpo e tornerà alla sua poltrona.

ROBERTO ALLEGRI

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