IL GATTO E LE DONNE
La maggior parte delle persone che amano i gatti è di sesso femminile. Come mai?
Tra i gatti e le donne pare proprio che esista un rapporto molto stretto. Non si dice forse che i movimenti aggraziati di alcune ballerine sono “felini”? E che la dolcezza e le sensibilità proprie dei gatti sono a loro volta definite doti “femminili?
La complicità tra i gatti e le donne è esaltata anche dai proverbi. In Germania, ad esempio, si usa dire che “chi ama i gatti, bella donna piglia”. Un altro detto recita: “gatto e donna in casa, uomo e cane fuori casa”, e gli antichi latini dicevano “il gatto si siede dove era seduta la donna”.
Insomma, sembra sia un dato di fatto che il micio di casa finisca con l’affezionarsi di più ai membri femminili della famiglia instaurando con loro un legame davvero particolare. Ma per quale motivo?
Si possono dare diverse risposte. Il famoso zoologo inglese Desmond Morris, autore di diversi libri sugli animali domestici tra cui “Catwatching”, una piccola “bibbia” per gli amanti dei gatti, propone una interessante ipotesi. Secondo lui i mici trovano molto più piacevole la voce femminile di quella maschile, perché è più acuta e quindi più simile a quella di un piccolo felino. Per questa ragione tendono a preferire la compagnia di una donna invece di quella di un uomo e spesso accorrono soltanto se a chiamarli è la voce delicata del gentil sesso. Morris propone anche una seconda spiegazione che coinvolge la ferrea memoria felina. Può capitare infatti che i gatti conservino un pessimo ricordo della visita dal veterinario. Si tratta per loro di un’esperienza tutt’ altro che piacevole durante la quale vengono afferrati, manipolati, controllati e spesso punti da un ago quando si tratta di fare le vaccinazioni. E dal momento che la maggior parte dei veterinari sono uomini, i gatti finiscono con l’associare le fastidiose attenzioni mediche con gli esseri umani di sesso maschile.
Ulteriori ricerche hanno evidenziato uomini e donne si comportano in modo diverso di fronte ad un micio, cosa che può determinare nell’animale delle preferenze. Si è visto che gli uomini tendono ad approcciare l’animale dall’alto, chinandosi su di lui, sovrastandolo e quindi intimorendolo. Le donne invece si accucciano per parlare al gatto, cercano di interagire con lui allo stesso livello e questa è una cosa che il micio dimostra di apprezzare molto.
Però, l’amicizia tra gatto e donna non sempre è stato motivo di gioia e di soddisfazione. Nel quattrocento, quando i gatti erano ritenuti incarnazioni del diavolo, le donne che li accudivano erano perseguitate nei modi più orrendi e giustiziate. Nel 1484 papa Innocenzo VIII decretò infatti la caccia alle streghe e anche il solo dar del cibo ad un gatto era sufficiente perché una donna venisse accusata di pratiche diaboliche e di stregoneria. Era opinione diffusa che le streghe si originassero dai gatti e che, per scongiurare il pericolo, si dovesse praticare un’incisione a forma di croce sulla pancia dei micetti appena nati. Se non si procedeva in questo modo, i gatti all’età di sette anni si sarebbero mutati in donne sataniche. Inoltre, si diceva che le donne molto anziane, di notte prendessero le sembianze di grossi gatti neri per andare a succhiare il sangue al bestiame nelle stalle.
In quel periodo molto buio, gatti e donne accusate di stregoneria dovevano soffrire in modo atroce per espiare i peccati e perciò venivano giustiziati insieme nei modi più terribili. Ad esempio rinchiusi in canestri di vimini e poi sospesi sopra il fuoco. Bisogna però dire che simili assurde credenze religiose erano diffuse nelle città ma meno nelle campagne. Qui, a contatto con le leggi delle Natura, le contadine davano poco peso alle condanne della Chiesa e continuavano invece a rispettare i gatti, grate dell’aiuto che davano loro nella lotta contro i topi e contro i ratti.
Roberto Allegri