Il gatto più dotto
Si chiama Sophia, è un gatto soriano dai bellissimi occhi verdi ed ha poco più di un lustro. Nella primavera di tre anni fa, verso le 6 di sera, arrivava sempre affamata nella libreria, situata nel cuore del centro storico di Tolentino. Alla chiusura delle ore 20,30 i proprietari Paola e Francesco le lasciavano acqua e cibo tra la porta e la serranda a maglie. Il giorno successivo, alla riapertura, non ce la ritrovavano mai, la sera poi si faceva viva. Dopo qualche mese Francesco, pensando fosse la gatta di qualche vicino, si decise a seguirla. Scoprì che, impaurita dalle persone e dal traffico, si rifugiava in un vecchio scantinato, infilandosi in una finestra con un vetro rotto. Da allora i titolari della “Bottega del libro” di via della Pace 30 hanno deciso di riservargli uno sgabuzzino per trascorrere la notte. Adesso quando ci si reca in libreria si può vedere Sophia che sonnecchia in qualche angolo o sui libri. É diventata la mascotte del negozio ed è amata e coccolata dai bambini. Da buona intenditrice, riconosce chi ama i gatti e gli salta sulle ginocchia per ricevere qualche gradita carezza. Come tutti i mici adora le scatole di cartone: appena qualche pacco è svuotato ci salta dentro.
Sophia ha anche delle amicizie “non umane”: il cane pastore tedesco Tango passa sulla via tutti i giorni con il padrone e vuole fermarsi a “vederla”. L’austero cane teutonico ammira la grazia e gli occhi di Sophia; i due animali trascorrono alcuni minuti ad osservarsi.
L’amicizia tra l’uomo e il gatto è più antica della storia stessa, risale a qualche milione d’anni fa quando il piccolo felino si guadagnò un posto vicino al focolare e la libertà di entrare ed uscire dalla caverna a suo gradimento. Questo per aver difeso un bambino da un serpente, averlo divertito con i suoi giochi e fatto addormentare al ritmo delle fusa. Lo scrittore britannico Rudyard Kipling scrisse che questo fu il patto preistorico tra la donna delle caverne e l’antenato dei mici domestici.
Il gatto è un felino in scala perfettamente ridotta tanto che si dice: “Dio creò il gatto per permettere all’uomo di accarezzare la tigre”.
É animale caro ai poeti, agli scrittori ed agli artisti in genere che vi si rispecchiano nella comune insofferenza alle imposizioni. Non c’è nulla di più confortante che avere un micio che sonnecchia vicino, assorbito in riflessioni a noi incomprensibili, mentre si sta leggendo, scrivendo o usando il computer.
Il poeta francese Guillaume Apollinaire si augurava di avere sempre in casa un gatto a sfiorare i suoi libri. I migliori pittori si sono cimentati nel riprodurre il suo sguardo misterioso e impenetrabile. Leonardo da Vinci sosteneva che anche il più piccolo dei felini è il capolavoro più completo della natura.
Gli Egizi lo adoravano, i Greci credevano che il gatto fosse stato plasmato dalla dea Artemide per ridicolizzare il fratello Apollo. Il Profeta Maometto, chiamato alla preghiera, piuttosto che svegliare il suo gatto Muezza preferì tagliarsi la manica della tunica. Lunga è la lista di letterati amanti del nostro felino: Théophile Gautier, Edgar Allan Poe, Charles Dickens, Alexandre Dumas padre. Mark Twain così sintetizzò: “Una casa senza un gatto ben nutrito, coccolato e riverito sarà forse una casa perfetta, ma come potrà dimostrare la sua nobiltà?”.
Anche grandi statisti come il cardinale Richelieu, Winston Churchill, i presidenti americani Theodore Roosevelt e Bill Clinton amavano i gatti.
Gli animali si tengono per passione, ma la scienza ha scoperto che vi sono anche dei vantaggi derivanti dalla convivenza: aumento dell’autostima, attenuazione dello stress psichico, diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari e per i bambini vi sono meno probabilità di sviluppare malattie allergiche.
Sophia mi ricorda la moschea (ora museo) di Santa Sofia a Costantinopoli. Il suo nome deriva da “sapienza”, la quale, oltre che sonnecchiare sopra a volumi di narrativa, best seller del momento, romanzi storici e testi vari per arricchire la sua innata saggezza, ogni tanto si fa ammirare in vetrina. Sarà per soddisfare la sua vanità femminile, per fare nuove amicizie o per comodità? Il vero motivo non lo sapremo mai.
Eno Santecchia