Cure, consigli, colori, come lavare il gatto..
I COLORI DEL MANTELLO
Il gatto "originario" era a pelo corto, nero e striato.
Una serie di mutazioni genetiche spontanee, per adattarsi alla natura circostante, ha introdotto i colori, i disegni e il pelo delle varie lunghezze, arrivando così alle varietà di oggi.
Il primo gatto era nero.
Il gatto originario (detto WILD TAPE) era nero con una tigratura centrale sul dorso e tigrature perpendicolari a essa; questo tipo di mantello viene detto BROWN TABBY TIGREE' ; se le tigrature sui fianchi sono interrotte fino a formare piccoli pois, il disegno è chiamato TABBY SPOTTED.
Il primo disegno ha subito modificazioni che hanno portato ad altri disegni: il più conosciuto è detto TABBY BLOTCHED: qui le marche formano sulle spalle e sui fianchi una figura ad ali di farfalla.
L'altro, il disegno abissino in cui non esiste un vero e proprio disegno, ma ogni singolo pelo alterna delle bande di colore chiaro e scuro. Quest'ultimo colore è tipico della razza Abissina e Somala e si chiama LEPRE.
Nuovi colori:
Una modificazione genetica ha permesso di introdurre in una normale pigmentazione senza rosso due nuovi colori; il ROSSO vero e proprio; il CREMA, un colore diluito derivato dal rosso. Inoltre ci sono i mantelli: SQUAMA DI TARTARUGA, se oltre al rosso è presente anche il nero; BLUCREMA, se il colore è un mix tra il blu e il crema.Quando questi colori si presentano senza alcun disegno sono chiamato SELFI "bicolori" sono tre.
Un'altra variazione genetica ha introdotto la pezzatura bianca; tutti i gatti che hanno una parte del mantello bianca e una parte colorata vengono chiamati bicolori.
I bicolori hanno tre pezzature:
Il Bicolore propriamente detto, in cui il colore è presente per un terzo del mantello;
L' Arlecchino, in cui il bianco rappresenta i cinque sesti del mantello;
Il Van, in cui il colore è circoscritto a testa e coda.
I mantelli dalle punte colorate
Le punte colorate ovvero i COLORPOINT sono a volte il tipico e solo colore di una razza (Thai, Siamese, Ragdoll, Balinese). Una curiosità: un gatto con il corpo color avorio antico, il muso, le orecchie, la coda e le zampe color marrone molto scuro, è un COLORPOINT SEAL POINT.
Le tonalità del nero:
Il colore nero ha subito delle modificazioni nelle tonalità: è, quindi, possibile avere i disegni prima citati nei colori:
Chocolate, il cui colore di fondo ricorda un cioccolatino fondente;
Cinnamon, un delizioso color cannella;
Blu, un grigio dalle diverse tonalità;
Lavander, il cui colore ricorda le coltivazioni di lavanda;
Fawn, un chiarissimo color pelle di daino.
I mantelli argentati o Silver
Il SILVER TABBY presenta le bande di colore delle tigrature di tonalità argentata anziché giallastra.
Il CHINCHILLA che prende il nome dal roditore, si presenta con un sottopelo argento candido e la punta del pelo colorata che rappresenta circa un ottavo della lunghezza totale;
Il SILVER SHADED è più scuro del chinchilla perché la parte colorata del mantello è circa un terzo della lunghezza totale del pelo;
Lo SMOKE, chiamato anche il mantello del contrasto perché solo una piccola parte del pelo è bianca argento, ossia quella più vicina alla radice mentre il resto del pelo è colorato.
Il colore dei gatti
Di recente ho visitato una mostra felina. Ero circondato da centinaia e centinaia di gatti, di razze diverse, grandi e piccoli, corpulenti e sottili, con il pelo lungo e corto, pettinati e profumati. Occhi di ogni tipo che mi guardavano con curiosità, oppure che restavano velati dalla noia, visto che molto spesso i mici da concorsi dimostrano di essere un po’ stufi di sentirsi manipolati e di essere esposti al pubblico.
Si resta sempre colpiti, in simili occasioni, dalla grande varietà di colori dei gatti. Sembrano proprio tra gli animali più variopinti che ci siano. Nonostante appartengano tutti alla stessa specie, le tinte del loro mantello variano moltissimo dal nero al bianco, al rosso, al blu, fino ad attraversare poi tutta una serie di sfumature e macchie e disegni.
Ovviamente è stata la selezione operata dall’uomo a creare tutte queste variazioni perché in natura, allo stato selvatico, non potrebbero esistere gatti bianchi o rossi o con il pelo dai toni bluastri come il Certosino. Sarebbe impossibile infatti per un animale con questi colori rimanere nascosto e tendere agguati alle prede.
Per rendersene conto basta osservare un micio bianco camminare in un prato. I suoi movimenti, per quanto furtivi e circospetti possano essere, risaltano chiaramente anche a grande distanza. Quando la mia gatta Kundry, che è bianchissima, sale sulla collina di fronte a casa spicca nettamente anche da lontano. E mi dà sempre qualche pensiero perché le poiane, i grossi rapaci di campagna, la possono individuare benissimo dall’alto.
Si capisce perciò perché i gatti bianchi o rossi o di altri colori piuttosto evidenti sono in genere dei pessimi cacciatori. Le prede, soprattutto gli uccelli che hanno una vista acuta “sintonizzata” proprio sui colori, si accorgono subito della loro presenza e non servono a nulla gli sforzi dei mici che si appiattiscono al terreno o cercano di non farsi vedere accucciandosi dietro il tronco di un albero.
Molto più fortunati nell’attività venatoria sono invece i gatti maculati o tigrati, che riescono a mimetizzarsi meglio tra l’erba alta o le foglie degli alberi. In effetti, la colorazione maculata è la più primitiva cioè quella più simile all’antenato selvatico di tutti i gatti domestici. Ancora oggi i gatti selvatici hanno un mantello che viene detto “agouti” cioè in cui ogni singolo pelo è nero, o marrone, con la punta gialla. Un mantello del genere risulta invisibile tra il fitto fogliame del sottobosco e permette ai gatti selvatici di sopravvivere uccidendo i piccoli animali di cui si nutrono.
A partire da un mantello “agouti” gli allevatori hanno ottenuto, col passare degli anni, le diverse colorazioni attraverso incroci e selezione. I Persiani ad esempio possono essere neri, bianchi, cioccolata, rossi, beige, blu, crema. Ma questo riguarda le razze riconosciute e i colori del pelo che sono ammessi nei concorsi felini.
Al di fuori della cerchia dei mici col pedigree, le combinazioni di colori sono infinite. I gatti randagi ne sono l’esempio e molto spesso il colore del loro mantello rivela interessanti particolari. Ad esempio i gatti che vivono nei paesi settentrionali hanno una quantità limitate di bianco nel pelo, a differenza di quelli che vivono più a sud. Un gatto completamente bianco poi può essere anche facilmente sordo in quanto il gene che determina la malformazione dell’orecchio interno è legato a quello che determina il colore bianco. E i gatti cosiddetti “a squama di tartaruga” cioè neri, bianchi e rossi sono per la maggior parte di sesso femminile.
Roberto Allegri
Un gatto per ogni colore
Si dice che esista uno stretto rapporto tra il colore dei capelli delle persone e il loro carattere. Ad esempio, pare che i capelli rossi siano indice di impulsività e bizzarria. Ricordo che mia nonna diceva spesso che “el più bon dei rossi el gà copà so pare” cioè “il più buono dei rossi ha ucciso suo padre”, per indicare che le persone con i capelli ramati bisognava sempre prenderle con le pinze. I capelli biondi invece riflettono dolcezza e ponderanza - non a caso le bionde sono da sempre al vertice delle preferenze maschili – e i capelli castani appartengono alle persone molto affettuose. Quelli neri sono tipici di persone estremamente tenaci e concrete.
Che tutto questo sia vero oppure sia solo frutto di fantasia, è difficile poterlo dire con esattezza. Si deve tenere presente che la Fisiognomica, la scienza che si prefigge di definire il carattere partendo dall’aspetto fisico, gode di ampio credito e si basa anche sul colore dei capelli.
Ma la domanda che gli amanti dei gatti si fanno è “vale anche per il pelo dei mici?”. E’ possibile dunque prevedere l’indole di un gatto dal colore della sua pelliccia?
Su questo argomento sono state condotte diverse ricerche. Hanno evidenziato come, in linea del tutto generale, i gatti con uno stesso colore del mantello, ad esempio quello rossiccio, tendono ad avere comportamenti molto simili. Proprio i gatti dal pelo rosso si sono dimostrati essere i più intelligenti, i più reattivi e quindi quelli che più facilmente degli altri possono essere addestrati a compiere anche esercizi complicati come aprire e chiudere le porte o portare degli oggetti al padrone. I gatti con il pelo a macchie nere, bianche e rosse, che sono detti “a squama di tartaruga” e che, per una causa genetica, sono quasi tutti di sesso femminile, sono invece avidi di coccole, di contatto fisico ma solo con le persone. Infatti detestano nella maniera più assoluta dividere il proprio spazio con altri animali. I gatti completamente bianchi sono i più dolci e quelli che si affezionano maggiormente al padrone, sviluppando nei suoi confronti un attaccamento quasi morboso. Per colpa di un difetto genetico, molte gatte dal pelo bianco nascono sorde e questo, come spiega l’esperto inglese Desmond Morris nel suo famoso libro “Catwatching”, farebbe di loro delle pessime madri. A causa del loro handicap infatti non possono sentire i miagolii dei loro cuccioli e quindi non possono accorrere quando qualcuno di loro è in pericolo.
I gatti con il carattere più deciso ma anche i più tolleranti, sono risultati essere quelli neri. Sono quasi tutti fieri e indomabili ma, a differenza di altri, sopportano volentieri di vivere in gruppi numerosi. I gatti neri, proprio per il loro carattere tutto d’un pezzo, sono i “mici cittadini” per eccellenza. E’ stato infatti accertato che più della metà dei gatti senza padrone presenti nelle città è di colore nero. Sono in grado di cavarsela in qualsiasi situazione e sono quindi adatti a vivere in un ambiente difficile e spesso pericoloso come quello delle metropoli. Non male per dei mici che sono ancora oggi, in Italia, ritenuti portatori di sfortuna. Meno male che simili credenze non si trovano dappertutto. In Inghilterra, ad esempio, un micio nero è simbolo di gioia e prosperità. Nella contea dello Yorkshire la gente è convinta che se un gatto nero entra di buon mattino in camera da letto, la giornata sarà splendida e fortunata.
Roberto Allegri
COME MANTENERE PULITO MANTELLO
1. Come passare la spazzola
2. Il momento ideale
3. Quante volte?
4. 4 buoni motivi per spazzolarlo
5. La spazzola
1. Come passare la spazzola
- E' bene seguire la direzione del pelo, tranne per quelle razze (Persiano, Exotic, Birmano ecc.) che richiedono una cura particolare del mantello finalizzata a renderlo vaporoso e soffice.
- La passata di spazzola non deve essere troppo superficiale, ma nemmeno troppo energica: bisogna cioè fare attenzione a non irritare o graffiare la cute.
- Si deve cominciare sempre dal capo e dal muso, facendo attenzione a non piegare le orecchie.
- Non insistere troppo sulle orecchie: molti gatti tendono a soffrire di otite e non gradiscono che si tocchi questa parte del loro corpo: una spazzolata energica diventerebbe un vero e proprio supplizio. Fare attenzione anche a non ferire occhi e naso.
- Non trascurare la pancia e zampe: attenzione però ai capezzoli nascosti sotto il pelo.
2. Il momento ideale
Il gatto non deve essere forzato, piuttosto è bene scegliere un momento in cui è particolarmente tranquillo, cioè dopo i pasti e al mattino. Evitare, quindi, di svegliarlo o di "strapparlo" ai suoi giochi. Se lo si abitua fin da piccolo alla spazzolatura e alle altre operazioni di pulizia, si dimostrerà più docile e paziente.
3. Quante volte?
Una volta al giorno: se è a pelo lungo; se lascia molto pelo in giro per casa; se vive anche all'aperto e tende facilmente a prendere le zecche (in modo da accorgersi con tempestività della presenza del parassita).
Una o due volte alla settimana: se non ha pelo lungo o particolarmente folto e tendente ad arruffarsi e a formare nodi.
Una volta ogni 7-10 giorni: se è molto pulito e non perde molto pelo; se vive in casa. ATTENZIONE: quando il gatto è in muta va spazzolato anche due volte al giorno, per evitare una pericolosa ingestione di pelo quando si lecca.
4. Quattro buoni motivi per spazzolarlo
- E' l'occasione per scoprire se il gatto è affetto da pulci, zecche o ha riportato piccole ferite.
- Si previene la formazione di grovigli di pelo altrimenti difficilmente districabili.
- Ci si assicura una maggiore pulizia anche nei luoghi frequentati dal micio: cuscini, divani, tappeti, ecc.
- Si evita che l'animale ingerisca troppo pelo durante le operazioni di pulizia, rischiando fastidi come il rigurgito di rotoli di pelo che, nei casi più seri, provocano problemi intestinali.
5. La spazzola
E' lo strumento a cui non si può rinunciare per l'igiene del mantello del gatto.
In generale, molti tipi di spazzola possono andar bene allo scopo. Quelle specifiche per animale, però, rispondono a caratteristiche ben precise.
- Devono essere realizzate con materiali non sintetici, in modo da non provocare l'elettrizzamento del pelo.
- I materiali devono essere lavabili per scongiurare il pericolo di germi e batteri annidati.
- Devono essere ergonomiche, cioè progettate in forme tali da rendere più facile il movimento. Esistono, per esempio, spazzole con una fascia in velcro sull'impugnatura per tenere ferma la mano, oppure a forma di guanto, con la gomma, che trattiene i peli, sulla parte del palmo della mano.
Molte spazzole sono "combinate" ossia da una parte hanno denti in acciaio e dall'altra setole. Le spazzole cardatore, con solo i denti in acciaio, sono le più idonee ad asportare il pelo che si stacca dal mantello.
I gatti a pelo lungo se vivono per molte ore all'aperto mutano il pelo 1-2 volte all'anno., ma qualora vivano in appartamento perdono il pelo in continuazione. Sarà dunque opportuno spazzolarli regolarmente (2 volte al giorno) con una spazzola di setole dure da una parte, e metalliche dall'altra, per evitare la formazione di grumi, che non solo potrebbero rovinare la sua pelliccia, ma anche a lungo andare danneggerebbero la cute e diventerebbero dolorosi al punto di dover ricorrere al veterinario per asportarli sotto anestesia. L'animale rischierebbe inoltre d'inghiottire (lisciandosi con la lingua) grandi quantità di pelo morto, rischiando blocchi intestinali che, se non tempestivamente identificati potrebbero essergli fatali.
Anche i gatti a pelo corto mutano il pelo e, sebbene la cura della loro pelliccia sia molto meno impegnativa, non sarà male spazzolarli regolarmente (basteranno 1-2 volte la settimana) utilizzando una spazzola a setole morbide naturali.
COME LAVARE IL GATTO
I gatti, soprattutto quelli a pelo lungo, hanno bisogno di essere lavati ad intervalli regolari. Il bagno serve a rimuovere il pelo morto, i parassiti e lo sporco che raccolgono vagabondando. Sicuramente tutto dipenderà dalla disponibilità del nostro amico felino e dalla nostra pazienza! Certo il bagno non sarà mai gradito al gatto ma se lo abituiamo sin da piccolo sarà meno spaventato e accetterà di buon grado l’operazione. Il gatto a pelo lungo ha bisogno di un bagno ogni 2-3 settimane. Non facciamo più di un bagno ogni 2 settimane per non impoverire troppo il mantello dell’animale. Il gatto a pelo corto può fare il bagno ogni 2 mesi. Se possediamo un gatto a pelo corto che si ribella al bagno possiamo fargli uno shampoo a secco. Lasciamo agire il prodotto qualche minuto e poi spazzoliamolo vigorosamente. Possiamo lavare il gatto nel lavandino, nella vasca da bagno o nel catino di plastica.
Dobbiamo munirci di:
- uno shampoo per gatti (lo troviamo anche al supermercato) o uno shampoo neutro per bambini
- due asciugamani
- un recipiente di plastica o il rubinetto a doccia
- un panno morbido
- una spazzola
Prima di iniziare a fare il bagno al gatto pettiniamolo con cura, perché quando il pelo è bagnato i nodi sono impossibili da sciogliere e devono essere tagliati.
Ecco come fare il bagno al gatto:
stendiamo uno dei due asciugamani sul fondo del lavandino (nella vasca o nel catino) per impedire che il gatto possa scivolare.
Apriamo l’acqua leggermente più calda del normale. Il gatto non va immerso totalmente nell’acqua per non spaventarlo. Riempiamo il lavandino con circa 10 cm d’acqua calda e mettiamoci il gatto.
Usando un recipiente o un rubinetto da doccia, bagnamo il gatto con un po’ di shampoo misto ad acqua calda, partendo dal collo.
Massaggiamo dolcemente in modo da far penetrare lo shampoo tra il pelo. Facciamo attenzione a non far entrare il sapone negli occhi e nelle orecchie, e quando maneggiamo il gatto abituiamoci a parlargli e a fargli i complimenti.
Risciacquiamolo con abbondante acqua calda.
Se il gatto è molto sporco possiamo fargli un altro shampoo e ripetere l’operazione.
Togliamolo dal lavandino, avvolgiamolo nell’asciugamano e frizioniamolo con dolcezza.
Asciughiamo con cura la zona vicino agli occhi, alle orecchie e al naso con un panno morbido.
Se il gatto non si spaventa possiamo asciugarlo con il phon. Teniamo il getto d’aria calda lontano dal muso e nel contempo spazzoliamo il mantello. Se il gatto non gradisce il phon, lasciamolo libero tenendolo però in un ambiente caldo finché non è ben asciutto.
I Peli del gatto e vestiti
Ho un impegno importante, mi sono messo il mio vestiti migliore. Ma ecco che prima di uscire di casa lo scopro “tapezzato” dai peli bianchi della mia gatta Kundry. Sospiro, porto pazienza e cerco una spazzola per abiti.
Chi vive con un gatto è certamente abituato ad avere i vestiti sempre pieni di peli. E non solo i vestiti ma anche le coperte, i divani, le sedie, i cuscini di casa finiscono per essere ricoperti da uno strato di pelo proprio nei punti in cui l’animaletto di casa trascorre il suo tempo appisolato. Questo fatto è, da una parte, un valido sistema per scoprire quali sono i luoghi che lui preferisce, quelli che giudica i più tranquilli e riposanti. Ma dall’altra, è anche una seccatura. Non piace a nessuno sedersi su una poltrona e poi alzarsi con i pantaloni irti di peli bianchi, oppure uscire di casa con un vestito chiaro e accorgersi che il gatto, nel suo cerimoniale di saluto affettuoso, ci ha lasciato una “foresta” di peli scuri attaccati alle gambe.
Il gatto però non lascia tutto quel pelo in giro perché malato. Anzi, un micio che perde il pelo, nella giusta quantità e nei periodi giusti dell’anno, rivela di essere sano, in perfetta forma e armonia con i cicli stagionali. Diventa una specie di termometro, di calendario vivente che ci spiega come il tempo stia cambiando. Infatti è sul finire della bella stagione e poi con i primi caldi che il gatto si libera del pelo che non serve più. Con l’arrivo del freddo si sbarazza del pelo leggero per sostituirlo con uno più folto e in primavera perde parte del sottopelo lanoso che altrimenti lo terrebbe troppo al caldo.
Il problema è che i peli felini sono davvero particolari. Sono ruvidi, aspri, e per questo si attaccano con estrema facilità, e con nostro disappunto, ai vestiti. Se guardato al microscopio, un pelo di gatto si presenta ricoperto di cellule cuticolari embricate, cioè disposte una sopra l’altra come le tegole dei tetti. La punta, che nelle tegole dei tetti è smussata, nelle cellule embricate del pelo è invece affilata e rivolta verso l’esterno e così il pelo stesso si ritrova ricoperto da tanti uncini. Questa caratteristica la si sente anche al tatto. Prendiamo tra due dita un pelo del nostro micio e facciamo la prova. Se facciamo scorrere i polpastrelli dalla radice verso la punta lo sentiremo liscio ma se invece lo percorriamo con le dita dalla punta verso la radice, verso la pelle del gatto, allora lo scopriremo ricco di increspature. Sono questi microscopici uncini a rendere i peli così tenaci coi nostri vestiti. E ciò vale per tutti i tipo di pelo.
I gatti non hanno un solo tipo di pelo ma tre. Ci sono i peli detti “dominanti” che sono lunghi e conferiscono il colore al mantello. Poi ci sono i peli “intermedi”, sfrangiati e ruvidi anch’essi, e infine il sottopelo che formato da peli piccoli e talmente sottili da riuscire ad insinuarsi persino tra le fibre degli abiti.
Come fare dunque per evitare che i nostri vestiti si riempino di peli? L’unica cosa è spazzolare spesso il micio, soprattutto in primavera e in autunno, ai cambi di stagione. L’attrezzo migliore è un pettine a denti fitti. Questo piccolo strumento, che si trova in tutti i negozi per animali e anche al supermercato, rimuove i peli morti destinati a cadere o a rimanere attaccati agli abiti, ma anche la forfora, cioè lo strato di cellule cutanee che non serve più. Ed è pure il mezzo più infallibile per individuare qualche pulce nascosta nella pelliccia. Ricordiamo infine che i gatti a pelo lungo devono essere pettinati e spazzolati almeno giorno mentre per quelli a pelo corto si può ricorrere all’operazione un paio di volte la settimana.
Roberto Allegri
Allergia al pelo del gatto: come conviverci
Come una maledizione
E’ una maledizione. E’ la cosa peggiore che possa capitare a chi ama i gatti: diventare allergico e non riuscire neppure a stare nella stessa stanza con il caro animale senza sentirsi male.
Purtroppo è un fatto che può capitare in qualsiasi momento. E anche chi non ha mai avuto problemi può all’improvviso sviluppare questa allergia al micio e cominciare a starnutire, a sentire un irresistibile prurito agli occhi, a lacrimare e, nei casi più gravi, anche a manifestare vere e proprie crisi respiratorie tipiche dell’asma.
Le allergie sono sempre in aumento. Che sia colpa dello smog, della cattiva alimentazione o dello stress al quale siamo sottoposti ogni giorno, è difficile poterlo dire. Certo è che i gatti rappresentano la seconda più importante causa allergica ambientale non stagionale, dopo gli acari.
Comunemente si dice che si è allergici al pelo ma in realtà si è sensibili ad alcune proteine contenute nella saliva del micio che vengono depositate sul mantello quando l’animale si lecca per pulirsi. Per questo motivo la crisi compare non solo quando si tocca la pelliccia del gatto, ma anche quando si è nello suo stesso ambiente perché in una casa frequentata da un micio i peli, e di conseguenza la saliva, si trovano ovunque.
Molto difficile porvi rimedio. Impedire al gatto di fare toletta lisciandosi il pelo è impossibile perché significherebbe andare contro la sua stessa natura. Il micio impara le operazioni di pulizia dalla mamma fin dai primi giorni di vita e per tutta la vita conserva intatti quei gesti preziosi per mantenere il pelo in ordine, la cute in salute, per assumere le vitamine depositate sul pelo dall’azione del sole, per rinfrescare il corpo in estate, fare ginnastica stirando i muscoli del collo e delle zampe. Quindi, se il micio non può cambiare le sue abitudini, pare che il rimedio più logico, per una persona allergica, sia quello di allontanare l’animale. Però le cose sono in pratica più complicate.
Un’indagine svolta da alcuni ricercatori tedeschi ha evidenziato come la gran parte delle persone allergiche continua a vivere col proprio gatto nonostante i disagi e le crisi di asma. Non solo, ma se queste persone perdono il micio in seguito ad un incidente o per morte naturale dell’animale, ne prendono subito un altro.
Questo capita perché il rapporto che si instaura con un gatto è così intimo e profondo da rendere ridicolo qualsiasi malore, anche una interminabile serie di starnuti o difficoltà nella respirazione.
Bisogna anche dire che privarsi della compagnia del micio però, non sempre migliora lo stato di chi è allergico. E’ stato verificato che l’allergia continua ad essere presente per mesi anche dopo che il gatto è stato allontanato perché i peli rimangono sui mobili, sui tappeti e sui vestiti e ci vuole del tempo prima che scompaiano del tutto.
Ma allora cosa fare se si scopre di essere allergici? Per prima cosa, interpellare un allergologo e seguire i suoi consigli. Esistono alcune precauzioni da prendere che funzionano a seconda del livello di allergia. Ad esempio è bene lavarsi sempre le mani dopo aver toccato il micio, evitare che il gatto si strusci contro il viso, usare dei purificatori d’aria in casa, pulire sempre con cura i luoghi più frequentati dal gatto e impedirgli l’accesso alla stanza dove si trascorre più tempo, in genere quella da letto. Qualcuno cerca di togliere la saliva depositata sul pelo lavando il gatto molto spesso ma in questo modo si finisce col peggiorare le cose. Sentendosi continuamente manipolato infatti, il micio si lecca ancora di più. Se l’allergia è però grave, provoca forti problemi respiratori ad esempio, si può ricorrere ai farmaci. Il medico saprà indicare gli antistaminici più efficaci per un momentaneo sollievo e, se è il caso, anche un vaccino.
Roberto Allegri