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Il comportamento del gatto

La marcatura del gatto maschio

I messaggi di un micio innamorato

L’estate è la stagione degli amori. La sera, affacciato alla finestra, sento perdersi nel buio le grida dei gatti in calore. Ci sono i miagolii strazianti delle femmine che avvisano i gatti dei dintorni di essere disposte all’accoppiamento. E quello che emettono, è un suono antico, quasi lugubre, e fa venire persino i brividi. E poi ecco le urla di battaglia dei maschi in duello, brontolii cupi e minacciosi, soffi e grida acutissime.

Nei cortili del mio paese, quelli dove vivono gatte in calore, si formano in fretta gruppi di pretendenti e innamorati: micioni robusti e il più delle volte già acciaccati dalle lotte, che sbucano tra i rami degli alberi, che si arrampicano sui muretti, che si posizionano sulle ringhiere, che aspettano attenti sotto le auto parcheggiate. E che lasciano gli inconfondibili segnali olfattivi della loro presenza.

L’odore che i gatti maschi lasciano per delimitare il loro territorio è una vera e propria “puzza”. Acre e pungente, viene infatti avvertito molto chiaramente anche dal nostro “debole” naso umano. E’ un messaggio molto forte, diretto ai rivali in amore e dice più o meno così: “Qui comando io. Sono forte, sano e determinato. State alla larga. Le femmine di questa zona sono tutte mie!”

Per marcare il territorio in questo modo, i gatti maschi fanno pipì anche ogni quattro o cinque metri. Drizzando la coda anche di novanta gradi, riescono a bagnare pali, alberi o altri oggetti verticali ad un’altezza tale da essere a portata di naso di altri animali. Così sono sicuri che il loro “biglietto da visita” sia ben visibile o meglio dire “annusabile”.

In questo modo, nei cortili oggetto di attenzione dei gatti maschi, ecco le massaie che lanciano secchiate di acqua e candeggina su muretti e marciapiedi, lamentandosi ad alta voce per l’odore disgustoso. In effetti la marcatura dei gatti fa davvero arricciare il naso. I ricercatori hanno scoperto che si tratta di un composto contenente zolfo, a cui è stato dato il nome di “felinina”. I membri della famiglia dei gatti sono gli unici mammiferi a secernere questa sostanza. Ma è stata scoperta anche un’altra cosa curiosa. Sintetizzando artificialmente la felinina si è vista che non ha alcun odore, come l’acqua. Ma se viene lasciata depositare per un certo tempo, allora inizia a rilasciare quel tipico sentore di muffa e muschio che tanto infastidisce le massaie dei cortili.

Ma per il naso felino, quell’odore è invece come un libro, pieno di particolari e indiscrezioni su chi lo ha lasciato. Vi è riportato tutto, come su una carta d’identità: l’età e le condizioni fisiche del gatto, quando è passato di lì, in che direzione stava andando. Il micio che incontra una simile traccia odorosa si sofferma con cura ad ispezionarla. E’ stato calcolato che il tempo che un gatto trascorre ad annusare l’odore lasciato da un altro maschio è più del doppio di quello impiegato ad indagare su altri odori. Per fare questo, i gatti non utilizzano solo il naso. La natura li ha provvisti, insieme ad altri pochi animali, di un organo ipersofisticato, situato nel palato, e che si chiama “organo vomeronasale”. È dotato di oltre duecento milioni di cellule sensoriali e permette di captare sia l’odore che il sapore delle sostanze nell’ambiente. Per fare arrivare la traccia olfattiva sul palato, il micio ritrae le labbra e inspira l’aria, assomigliando ad un cavallo che nitrisce. E’ una “smorfia” che gli esperti di comportamento animale hanno definito “flehmen”.

La vasta gamma degli strumenti di marcatura del gatto non si limita però agli odori. Anche le unghie dicono la loro. Infatti, graffiando con forza alberi o altre superfici visibili, il gatto annuncia a tutto il mondo la sua intenzione di restare nei paraggi reclamando come proprie le femmine del luogo.

Roberto Allegri

 

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