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I gatti dei Vip

 

I gatti di Mario Rigoni Stern

Ci sono storie che entrano con prepotenza a far parte dei ricordi delle persone. Quando succede, queste storie diventano “vere” sul serio perché si arricchiscono delle emozioni della gente, del loro modo di vivere e di credere, acquistando tutta una serie di sensazioni visive, tattili e olfattive, particolari legati agli eventi accaduti dall’intreccio della memoria.

Il grande scrittore Mario Rigoni Stern ha basato tutta la sua produzione letteraria proprio sui ricordi, sui fatti che hanno accompagnato la sua lunga vita di uomo di montagna, di soldato, di cantore della natura, di viaggiatore. Nato nel 1921 ad Asiago dove ancora oggi vive e lavora, viene ormai considerato uno dei più importanti scrittori della seconda metà del Novecento. I suoi libri rimangono un tesoro per tutti i lettori e le emozioni che ha saputo regalare con le pagine di “Il sergente nella neve”, o con “Storia di Tonle” o con “Sentieri sotto la neve” restano indelebili testimonianze di un mondo che oggi appare lontanissimo ma che ha costituito le basi della nostra società.

Ho l’onore di conoscere Rigoni Stern. Anche se non l’ho mai incontrato. Ci parliamo spesso, ma lo facciamo come era uso nell’Ottocento, attraverso le lettere. Io gli racconto del mio lavoro, gli mando sempre tutto ciò che pubblico con l’orgoglio di un nipote che mostra al nonno i progressi fatti. Lui mi risponde con gentilezza e affetto e mi elargisce consigli che per me valgono oro. E mi racconta anche dei suoi gatti.

Mario Rigoni Stern ha preso spesso spunto per i suoi racconti dagli animali che lo hanno sempre circondato nella sua casa sull’Altopiano: lepri, volpi, cervi, muli, cani e gatti. E proprio di questi ultimi, un giorno, ha voluto parlarmi. Con il suo stile asciutto e conciso mi ha confidato i suoi ricordi in tre diverse stagioni della sua vita. Ricordi “felini”. I gatti di Rigoni Stern non sono però i micetti profumati, teneramente acciambellati sul divano, che siamo abituati a conoscere, quelli che abitano nelle nostre case e dormono sul nostro letto. Sono gatti duri come lo era il vivere di un tempo, sono gatti disperati come la guerra che sconvolse l’esistenza dei nostri nonni. Sono gatti a volte cattivi come, in fin dei conti, lo sono gli uomini e la vita stessa.

<<Nel 1925 ero un bambino di quattro anni>>, mi ha detto Rigoni Stern. <<La gatta che stava a casa nostra si chiamava Kiri. Era incinta e un giorno venne a partorire nella camera dove dormivamo. Doveva aver scelto il posto più adatto e alla fine si era sistemata in una cassa protetta da una tenda dove tenevamo le nostre cose. Di quella gatta ho un ricordo preciso anche se ero piccolo: dal letto potevo sentire le sue fusa e i miagolii delicati dei gattini.

<<Poi gli anni sono passati e nel 1942 ero sul fronte del fiume Don, alpino nella campagna di Russia. Era Natale, stavamo tra fame e freddo. Ero così affamato che il pensiero fisso era quello di prendere il gatto che vagava tra le macerie del villaggio dove eravamo installati. Se fossi riuscito a catturarlo, lo avrei mangiato. E col pelo mi sarei fatto un berretto per proteggermi dal gelo. Però non ci sono riuscito, non volevo usare il fucile per non avvisare i nemici del mio nascondiglio. E infine al gatto non ci ho più pensato perché sono arrivati i combattimenti.

<<Però, ricordo bene un gatto che mi fece un grande dispetto. Era il 1980. Io avevo una gabbia con un merlo che si chiamava Marco. Era bellissimo ed era il più bravo a cantare di tutto l’Altopiano. Ma un gatto inselvatichito che viveva nel bosco lo aveva adocchiato e una notte è uscito dal folto e ha ucciso il merlo Marco. Quasi ho pianto dal dolore.>>

Roberto Allegri


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