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La riproduzione del gatto

L'accoppiamento, gli amori, riproduzione, gestazione e parto, allattamento, la sterilizzazione...

LA PUBERTA' E IL CALORE

L'età in cui si manifestano nel gatto i primi comportamenti sessuali varia a seconda della stagione, della presenza di luce solare e della razza. Si situa mediamente verso i sei mesi nelle razze a pelo corto ( specialmente nel Siamese, Burmese ed Europeo ) e più tardi nelle razze a pelo lungo (alcune gatte Persiane e Birmane raggiungono la maturità sessuale solo intorno ai 2 anni di vita). Il gatto e' una specie che ha calori "poliestrali stagionali".

Questo significa che la gatta va in estro e ci resta per 7-15 giorni, poi ha un periodo di quiescenza (da una a quattro settimane), poi ha un altro calore e via così. La gatta quando va in calore smette di mangiare, si rotola continuamente per terra, strofina il collo e la testa contro ogni oggetto accessibile, emette miagolii strazianti quanto quelli di un neonato, in genere di dimostra più affettuosa verso i proprietari, raramente diventa aggressiva e reagisce alle carezze del proprietario sospendendo l'atto di strusciamento , assumendo una posizione a sfinge con il collo esteso, il bacino sollevato, il dorso inarcato e spostando la coda per dimostrare disponibilità all'accoppiamento. Di solito, il tutto si esaurisce nel giro di qualche giorno, ma è possibile che l'evento si ripeta più volte durante l'anno o addirittura durante un mese. Il maschio invece non va in calore. Se diventa irrequieto, miagola molto, urina fuori dalla cassetta e vuole scappare di casa è perché ha sentito l'odore di una micia in calore.

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IL PERIODO DEGLI AMORI

Per i gatti è iniziato il periodo degli amori.

Con l’arrivo della primavera, e fino all’autunno, ci capiterà spesso di sentire gli strazianti richiami delle gatte in calore e le grida, a volte davvero agghiaccianti, dei maschi impegnati nelle zuffe territoriali.

Quando le giornate diventano più lunghe, le gatte entrano in calore, raggiungono l’apice del ciclo riproduttivo, e radunano attorno a loro diversi pretendenti. Sono le diverse ore di luce e di buio ad agire sugli ormoni e a determinare i cambiamenti nei comportamenti delle femmine. Attirano i maschi con irresistibili miagolii di richiamo ma soprattutto con un odore particolare, che si chiama “feromone”, talmente fine che solo il prodigioso olfatto felino riesce a percepire. Trovandosi allora a competere per il diritto di accoppiarsi, capita che più maschi ingaggino furiose lotte. Le loro minacce, lamenti e miagolii di diversa intensità, si alzano nel cuore della notte: insieme al canto del cuculo che scandisce l’arrivo della bella stagione, sono un po’ la colonna sonora della primavera. I combattimenti tra gatti maschi sono per lo più dei finti attacchi basati su sbuffi, schiene inarcate, orecchie attaccate al cranio e pelo ritto. Ma quando i rivali decidono di passare ai fatti, le liti diventano davvero violente. Allora si sfoderano gli artigli e i denti diventano armi temibili. Per questo i gatti maschi, quando acquistano la maturità sessuale, si fanno “corazzati”: sul collo e dietro le orecchie la pelle si ispessisce, fino a risultare dura come il cuoio. Se ne ha la prova se si accarezza un gattone maschio dietro la testa. Io l’ho constatato anche adesso, mentre scrivo. Dalla finestra aperta è entrato Caruso, un randagio che ogni tanto viene a farmi visita, un “micio gladiatore”, sempre coinvolto in risse con i gatti della zona. E’ balzato sulla scrivania e si è fatto accarezzare per qualche minuto, facendomi sentire con le dita tutte le cicatrici che fanno di lui il guerriero del vicinato. Questa è una cosa normale per chi vive con un gatto maschio. In questo periodo e poi per tutta l’estate, chi possiede un micio si accorgerà del suo nervosismo, della perdita dell’appetito e soprattutto del fatto che può sparire all’improvviso per farsi vivo dopo alcuni giorni pieno di graffi e contusioni. Chi invece ha una femmina, la vedrà completamente trasformata. Sarà inquieta, ansiosa, in cerca di coccole più del solito, subito pronta a strusciarsi contro le gambe del padrone, borbottando e facendo le fusa.

Teniamo sempre presente una cosa però. Se non abbiamo la possibilità di accogliere i futuri cuccioli nella nostra famiglia, allora portiamo la gatta dal veterinario per farla sterilizzare. Conosco molte persone che sono contrarie a questa operazione, persone che sostengono che la natura debba sempre fare il suo corso. Questo è un bel discorso, in linea teorica. Ma in pratica, il numero dei gatti randagi è sempre in aumento e le recenti stime parlano di quasi un milione e mezzo di mici senza casa. La sterilizzazione è il metodo più sicuro per diminuire il randagismo. Permettere alla propria gatta di avere dei cuccioli per poi abbandonarli al proprio destino è un atto incivile più che naturale. Inoltre, si tenga presente che una gatta sterilizzata è più tranquilla e in genere meno disposta a vagabondare fuori casa: cosa questa fondamentale per chi abita in città o nei pressi di una strada battuta dove i pericoli dovuti alle auto sono sempre in agguato.

Anche per un gatto maschio si può ricorrere alla castrazione, intervento che smorza almeno in parte la tendenza ad allontanarsi da casa in cerca di zuffe.

Entrambi questi interventi chirurgici sono molto semplici e comportano una minima sofferenza per l’animale. Però è bene parlarne con il proprio veterinario di fiducia e farsi consigliare da lui per essere in grado di prendere una decisione.

Roberto Allegri

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L'ACCOPPIAMENTO

Se i gatti vivono il libertà, il pericolo dell'accoppiamento è spesso causa di combattimenti violenti tra i pretendenti maschi. Dopo alcuni preliminari, l'accoppiamento è molto breve e si conclude con un lamento acuto della femmina, che respinge il violentemente il maschio. Nelle ore che seguono, diversi altri accoppiamenti a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro danno il via all'ovulazioni. Questa perfetta sincronia tra l'accoppiamento e l'ovulazione spiega la grande prolificità della specie felina. Una gatta può essere all'origine di più di 200 discendenti in meno di due anni. Se a seguito di un accoppiamento la gatta non è stata fecondata, il calore si manifesterà nuovamente dopo circa 20 giorni. Una volta che la gatta è stata fecondata, la gestazione dura circa due mesi. Si segnala in ogni caso, che la gatta durante il calore o anche, più raramente, nel corso della gestazione può essere fecondata da più maschi. Quindi si suggerisce, nel caso di un accoppiamento programmato di prendere delle precauzioni di isolamento.

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LA GESTAZIONE E IL PARTO

Nei gatti l'intervallo fra l'accoppiamento e il parto varia dai 64 ai 69 giorni. I segni che confermano la gravidanza sono: assunzione di un comportamento materno, arrossamento dei capezzoli verso la terza settimana, rigonfiamento dell'addome, aumento di peso. La gravidanza potrà essere confermata dal vostro veterinario già dal diciassettesimo e il ventesimo giorno, attraverso la palpazione addominale, o con un ecografia dopo il il quattordicesimo giorno. Si potrà eseguire anche una radiografia, ma solo dopo i 40 giorni, poiché prima gli scheletri fetali non sono ancora visibili. Non esistono ancora dei test di laboratorio per diagnosticare la gravidanza dei gatti. Quando si arriverà a due settimane prima del parto è consigliabile non far uscire la gatta e sarà utile insegnarle a usare la cuccia che avrete preparato (ad esempio una scatola di cartone aperta dal un lato e sopra, foderata da ovatta e fogli di giornale, che sono comodi da cambiare). La cuccia andrà sistemata in luogo appartato e caldo e se la gatta preferisce un luogo diverso, spostategliela. Si raccomanda di chiudere i cassetti, armadi, credenze, poiché le gatte spesso scelgono questi posti per andare a partorire.

Lo stadio del travaglio dura dalle 12 alle 24 ore e la gatta si mostra irrequieta, respira in modo accelerato, fa dei richiami vocali e continuamente le fusa, può vomitare e può uscire qualche goccia di sangue dalla vagina o liquido chiaro. Se si premono delicatamente i capezzoli fuoriescono delle gocce di latte. In questa fase è bene che la gatta si trovi nella cuccia che le avete preparato, poiché se la trasferite improvvisamente, può ritardare o sospendere volontariamente il parto e cercarsi un luogo più tranquillo, oppure può, a metà del travaglio, spostare i primi nati, rimandando a più tardi l'espulsione degli altri. Il parto richiede generalmente dalle 2 alle 6 ore e l'intervallo tra la nascita di un gattino a quello successivo è di circa 30- 60 minuti. La gatta inizialmente si lecca continuamente la vulva e in seguito compare una bolla scura che la membrana fetale, attraverso la quale si può intravedere il gattino. La nascita del primo gattino può richiedere 30-60 minuti e spesso mamma gratta emette miagolii acuti. Dopo la nascita di ogni gattino, segue l'espulsione delle membrane e della placenta, mamma gatta le strapperà con i denti in modo da liberare i gattini e sarà anche lei a recidere il cordone ombelicale. Potrebbe accadere che dopo la nascita dei primi gattini, il parto si interrompa per poi riprendere tranquillamente dopo 12-24 ore. Alcune gatte durante il parto cercano disperatamente la vicinanza rassicurante del proprietario che, in questo caso, dovrà starle vicino, fino a che mamma gatta non decida di rivolgere tutte le attenzioni ai propri gattini. Se il parto avviene in modo regolare, mamma gatta lambisce i piccoli e i propri genitali, inizia a mangiare con appetito e assume un atteggiamento rilassato e beato.

Se dovessero presentarsi delle difficoltà nel parto, chiamate il vostro veterinario.

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L'ALLATTAMENTO DEI GATTINI

Mamma gatta allatta i gattini generalmente per una cinquantina di giorni. Lo svezzamento progressivo può iniziare a partire dalla quarta settimana, quando i cuccioli cominciano a esplorare spontaneamente i dintorni del nido materno. In caso che mamma gatta non riesca ad allattare i gattini, si dovrà ricorrere all' allattamento artificiale.

ALLATTAMENTO ARTIFICIALE E SVEZZAMENTO DEI GATTINI

Leggi l'articolo completo su come allattare e svezzare i gattini nella sezione alimentazione »

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LA STERILIZZAZIONE DEL GATTO

Con la sterilizzazione vengono eliminati comportamenti indesiderati legati al calore (miagolare incessante, urinare in giro per casa...) a patto che l'intervento venga eseguito all'età giusta, in caso si attenda troppo si rischia che tali comportamenti permangono. Dopo la sterilizzazione il gatto si allontana meno da casa, riducendo così il pericolo di contrarre alcune pericolose malattie. La sterilizzazione precoce nella gatta riduce lo sviluppo dei tumori mammari e dell'utero, e di altre malattie legate al malfunzionamento delle ovaie, inoltre si evitano sofferenze al gatto e alla gatta, che desidera accoppiarsi ma non può perché gli viene impedito.

Il momento migliore per sterilizzare la gatta è quando si presenta il primo calore, ma questo non è indispensabile, di recente si è scoperto che più precocemente si effettua l'intervento, che però non deve essere eseguito prima dei 6 mesi di età, e più diminuiscono i rischi di future malattie dell'apparato riproduttore. Nei gatti maschi, la castrazione viene consigliata dagli 8 mesi di età.

Il gatto deve restare a digiuno a partire da 8 -10 ore prima dell'intervento, toglietegli anche la ciotola dell'acqua 2-3 ore prima. L'operazione verrà fatta in anestesia totale. Quando verrà dimesso potrebbe essere già sveglio o ancora barcollante per via dell'anestesia. Tenetelo in un posto tranquillo, non fatelo saltare per evitare il rischio che si aprano i punti e tenetelo a digiuno fino al giorno successivo all'intervento. Il veterinario prescriverà un antibiotico e vi consiglierà come disinfettare la ferita. E' importante che il gatto non lecchi la ferita, poiché con la sua lingua ruvida ritarderebbe la chiusura della ferita e con la saliva la infetterebbe, quindi è meglio mettergli un collare elisabettiano. Questi sono consigli generali, in ogni caso sarà il vostro veterinario a dirvi come dovete comportarvi prima e dopo l'intervento. Se il gatto è in perfette condizioni di salute e non è allergico all'anestesia non corre nessun pericolo nell'effettuare l'operazione.

L' INTERVENTO

Nella gatta verrà praticata un incisione di pochi centimetri sulla pancia, verranno trovate le ovaie (oppure utero e ovaie), si chiuderanno i vasi sanguigni che le irrorano per evitare emorragie, e si esporteranno le ovaie. L'intervento dura circa dai 14 ai 40 minuti e il taglio praticato verrà chiuso con alcuni punti di filo o con "graffette metalliche", che verranno levati dopo 8-10 giorni.

Le tecniche più utilizzate sono tre:

OVARIECTOMIA: si esportano solo le ovaie , in questo modo la gatta non andrà più in calore.

OVARIOISTERECTOMIA: si esportano sia le ovaie sia l'utero. E' un intervento più complesso e sarà il veterinario a decidere se adottare questa tecnica.

SALPINGECTOMIA o LEGATURA DELLE TUBE : vengono esportati i condotti che portano gli ovuli dalle ovaie all'utero, in questo modo la gatta continuerà ad andare in calore ma non potrà rimanere incinta.

Nel gatto viene incisa la pelle che contiene i testicoli (scroto) e anche in questo caso vengono chiusi i vasi che portano nella zona il sangue, poi vengono esportati i testicoli. Molti veterinari non applicano nessun punto poiché la ferita è così piccola che si chiude da sola il giorno dopo.

Nei maschi gli interventi possono essere di 2 tipi:

ORCHIECTOMIA: esportazione dei testicoli. In questo caso il gatto non manifesterà più il comportamento sessuale.

VASECTOMIA: chiusura dei condotti che permettono agli spermatozoi di uscire dai testicoli. In questo caso il gatto rimane sterile ma conserva l'istinto di accoppiarsi.

L'USO DEI FARMACI

E' anche possibile eliminare il comportamento indesiderato delle gatte che vanno in calore facendo ricorso ai farmaci progestinici. Questi farmaci però, se usati per lungo tempo, possono avere gravi effetti collaterali, aumentando i rischi di malattie all'utero e di patologie come il diabete e tumori mammari. Quindi questa tecnica ha senso solo se vorrete farla riprodurre in futuro.

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PERCHÉ È OPPORTUNO FAR STERILIZZARE UN GATTO

Di fronte ai sintomi del calore, il proprietario dell'animale cerca, nella maggior parte dei casi, una soluzione. Ecco alcune possibili scelte:

1 - NON FARE NULLA
Tollerare la situazione che si determina comporta, come non è difficile immaginare, notevoli disagi sia per gli animali che per l'uomo

2 - LASCIAR FARE ALLA NATURA
In questo modo si incentiva la riproduzione. Anche questa opzione comporta una serie di problemi, tra cui sobbarcarsi il fardello di dover poi sistemare i gattini e "riaffrontare" il problema ogni ciclo riproduttivo.

3 - SOMMINISTRARE DEI FARMACI
Al gatto possono essere somministrati medicinali ad azione ormonale, il cui effetto è quello di sopprimere il calore. Il loro impiego è tuttavia sconsigliato perchè a lungo andare tali farmaci risultano molto dannosi per la femmina (insorgenza di neoplasie mammarie, piometra ecc). L'utilizzo invece di prodotti naturali (omeopatici o fitoterapici) per attenuare i sintomi del calore non garantisce sempre risultati apprezzabili.

4 - RICORRERE ALLA STERILIZZAZIONE CHIRURGICA
E' un metodo radicale senza effetti collaterali che permette di risolvere il problema in maniera definitiva, con molti vantaggi sia per l'uomo che per l'animale.

Quando sentono parlare di sterilizzazione chirurgica i proprietari di gatti vengono assaliti da dubbi, più o meno leciti:

Un gatto sterilizzato ingrassa facilmente?

Gli ormoni sessuali intervengono nel processo di assimilazione dei grassi dell'organismo ma ciò non giustifica tuttavia il perchè alcuni gatti sterilizzati tendono ad ingrassare mentre altri restano in linea. Nella fase successiva allo sviluppo corporeo che si ha intorno all'anno di vita, il gatto, sterilizzato o meno, tende a depositare il grasso in eccesso. Molto spesso invece, è il senso di colpa che induce il proprietario a ripagare affettivamente l'animale rimpinzandolo di cibo.

Dopo l'operazione tende a cambiare carattere e a perdere il suo istinto e la sua vivacità?

La sterilizzazione non influisce affatto sul carattere dell'animale e sul suo modo di rapportarsi col mondo esterno. Al limite il comportamento diviene più stabile. E' comunque da sapere che dopo i 12/18 mesi di vita, tutti i gatti diventano più posati. Tendono ad impigrirsi, dormono più a lungo e giocano molto meno ma ciò è spesso dovuto anche alla mancanza di stimoli e distrazioni. Sta nel proprietario risvegliare quella vitalità fornendo nuovi interessi, magari anche inserendo un cucciolo nuovo.

E' meglio sterilizzare una gatta dopo il primo calore?

Si tratta di una credenza popolare senza fondamento. L'intervento si può effettuare addirittura durante i primi mesi di vita, solitamente dopo i 6 mesi.

Un micio sterilizzato può andare in calore?

Privato delle ovaie e dei testicoli, sia da giovane che da adulto, un gatto non produce più ormoni sessuali, quindi non può andare in calore. Certi impulsi (miagolii incessanti, marcature del territorio ma non più odorose, tendenza al vagabondaggio) possono ancora manifestarsi ma non dipende dall'impulso, bensì dall'abitudine. Per questo motivo è consigliabile effettuare la sterilizzazione/castrazione entro l'anno di vita. Diverso è il discorso invece per la sterilizzazione "parziale" cioè vasectomia per i maschi (legatura dei testicoli) e legatura delle tube per le femmine. Sono entrambi sconsigliati in quanto, pur mantenendo integro l'istinto del gatto rendendolo solo sterile, non lo si protegge dalle malattie che potrebbe contrarre durante l'accoppiamento.

La sterilizzazione chirurgica è una pratica ancor oggi avvolta da dubbi, falsi preconcetti ed erronee interpretazioni, ma è un dato di fatto inoppugnabile che porta comunque diversi vantaggi:

Migliora la convivenza: I gatti sterilizzati sono più equilibrati dal punto di vista psicologico. Inoltre le femmine non saranno più indotte a fuggire in cerca di un compagno durante il periodo del calore (estro) ed i maschi (che a differenza di come spesso si è portati a credere NON vanno in calore, ma rispondono al richiamo percepito anche a grande distanza delle femmine) non correranno il rischio di smarrirsi, avere incidenti, litigare con i propri simili per la supremazia territoriale e non marcheranno il territorio con secrezioni dall'odore decisamente sgradevole.

Si previene il randagismo: Se lasciassimo fare alla natura ogni gatta partorirebbe almeno una volta nella vita (?), una media di 6 piccoli. Ipotizziamo che siano 3 maschi e 3 femmine che nel giro di un paio d'anni genererebbero a loro volta altri 18 piccoli e dopo ulteriori due anni diventerebbero 54. In 5 anni sarebbero poco meno di 700 i gattini in cerca di famiglia. Trovare una sistemazione adeguata è impossibile, andando così ad aggravare il già complesso problema del randagismo felino.

Si prevengono certe malattie: Principalmente si prevengono le malattie dell'apparato genitale. Tra queste vi sono:

- Tumori alle mammelle(quasi sempre di natura maligna) ed infezioni dell'utero nelle gatte femmina, nonchè malattie virali che si possono contrarre con l'atto sessuale vero e proprio (FELV-FIV-FIP).

- Malattie della prostata e tumori ai testicoli (poco diffusi ma frequenti nei gatti non castrati) nei soggetti maschi e infezioni virali trasmesse oltre che durante l'accoppiamento, anche dai morsi e graffi che si subiscono nelle lotte per la conquista del territorio o della femmina.

Si deve ricordare che i gatti sterilizzati tendono a rimanere più volentieri a casa, mantengono le loro caratteristiche comportamentali e sono più longevi. La sterilizzazione è pertanto un atto d'amore. Riflettici.

Valentina (modergattona del forum di micimiao)

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MAMMA GATTA E I GATTINI

Che duro lavoro fare il gattino!

Poche cose riempiono l’anima di tenerezza come il vedere una gatta adagiata su di un fianco, con i suoi piccoli appena nati che succhiano il latte. E pura poesia, racconta la vita che prosegue e spiega la dedizione di tutte le madri.

La gatta è inerte. Sta completamente abbandonata, in balia dei figli. Loro, sembrano polpette di pelo, deboli e indifesi. E la cosa straordinaria è che, anche se la loro vita è iniziata da pochi giorni, hanno già iniziato il duro lavoro del crescere.

I loro occhi sono ancora chiusi. Hanno il naso grande come la testa di uno spillo. Si muovono strisciando, tremano e lanciano continui e acuti miagolii. E sono tutt’altro che inoperosi. Nel giro di pochissimi mesi infatti devono “sgobbare” parecchio: devono imparare a camminare, a mangiare, a fare toletta, a giocare, a cacciare da soli. Quella del gattino insomma è un’attività davvero impegnativa.

Quando nascono i micetti pesano circa un etto, vale a dire il 3 percento del peso che avranno poi da adulti. Ma il loro cervello invece è davvero grande e pesa addirittura il 20 percento di quello di un adulto. Questo perché nel periodo neonatale i cuccioli devono immagazzinare una quantità enorme di informazioni e fare propri tutti quei comportamenti che poi saranno le loro abitudini per tutta la vita.

Sono ciechi e sordi ma si orientano nella cuccia con l’olfatto, il tatto e il calore per trovare i capezzoli della madre e cominciare a poppare. Questa è il loro primo compito, succhiare il latte. E avvicinandosi alla gatta per mangiare, dimostrano fin dai primi istanti il carattere che avranno da grandi perché una volta scelto un particolare capezzolo, lo difendono con tenacia dagli altri fratellini che si avvicinano, spingendoli con il muso e allontanandoli.

A due settimane aprono gli occhi. A tre sanno già camminare e a cinque corrono e giocano. Cominciano anche a fare da soli per quanto riguarda la toletta. Mamma gatta li lecca fin dalla nascita e loro imparano ad associare le operazioni di pulizia con il tepore della cuccia e l’affetto della gatta. Per questa ragione una volta diventati grandi, ricorreranno alla toletta non solo per tenere in perfetto ordine il pelo ma anche come rimedio contro lo stress o la paura. Non è difficile infatti vedere gatti spaventati o sofferenti intenti a leccarsi in maniera spasmodica proprio per calmarsi.

I gattini formano nelle prime settimane anche le basi della loro socialità. Cuccioli separati troppo presto dalla madre e dai fratelli, crescono insicuri, terribilmente timidi, paurosi o addirittura aggressivi. E la stessa accade, nei confronti delle persone, se i gattini non hanno alcun contatto con esseri umani proprio nei primi periodi della loro crescita. E’ perciò importantissimo, se si vive con una gatta che ha da poco partorito, accarezzare i gattini appena nati e, dopo qualche giorno, anche prenderli in braccio perché imparino a fidarsi delle persone e a non temerle.

Mamma gatta, da perfetta maestra, si prodiga anche per “spiegare” ai figli come cacciare, portando loro nella cuccia alcune prede uccise. In seguito mette a loro disposizione prede vive perché siano i gattini ad inseguirle e aggredirle. Un gioco crudele per chi vi assiste ma indispensabile alla crescita, di fondamentale importanza per l’equilibrio psichico dei cuccioli. Il gatto, ricordiamolo sempre, è un predatore puro e soltanto cacciando i piccoli diventano forti, sicuri di sé, pronti a cavarsela anche da soli.

Se abbiamo una cucciolata in casa, non dimentichiamo che solo se si permette alla natura di fare il suo corso, solo se si dà a mamma gatta il tempo di educare i piccoli, di insegnare loro le tecniche di caccia e di agguato, solo se si lasciano i gattini liberi di giocare facendo così conoscenza con le loro doti fisiche si potrà poi godere della compagnia di gatti adulti equilibrati, socievoli e indipendenti. Proprio come piacciono a noi.

Roberto Allegri

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