Japanese Bobtail

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Il gatto Japanese Bobtail

Japanese Bobtail

GC, BW, NW Wyndchymes Bronco Buster of Hajja, Red-White Japanese Bobtail - Foto: © Jim Brown

STORIA

Il suo nome trae in inganno:questo gatto infatti è originario della Cina e arrivò in Giappone solo attorno all'undicesimo secolo. Nel paese del sol levante è considerato un vero e proprio portafortuna,ma si deve agli allevatori americani la selezione e la diffusione nel mondo di questa razza. In Europa,il Japanese Bobtail sbarcò agli inizi degli anni ottanta,ma è ancora un micio molto raro Nel suo paese d'origine viene anche chiamato il gatto con la coda a crisantemo o a pom-pom.

Il gatto del Sol Levante

Il Bobtail giapponese, affettuoso micio con una coda minuscola di circa 8-10 centimetri, è considerato un portafortuna vivente. In Giappone è ritratto su cartoline e statuette, spesso con una zampa sollevata nell’atto di impartire una sorta di benedizione. E’ un po’ quello che il cornetto rappresenta per i napoletani, un talismano, un oggetto che la tradizione vuole denso di sorte benevola.

Tutta la storia dei gatti nel Paese del Sol Levante è ricchissima di superstizione e forse mai, come in Giappone, i gatti sono stati ritratti dagli artisti nei vari secoli non solo alla scopo di abbellire il dipinto, come si faceva in Europa, ma con il tentativo di rappresentare la complessa indole di questo animale, di volta in volta infida o bonaria, sospetta o allegra, maligna o ingannevole.

Pare che i gatti arrivarono in Giappone dalla Cina nel 999 dopo Cristo e che per almeno cinque secoli furono i beniamini della nobiltà. Ma i preferiti furono quelli con la coda corta dal momento che le antiche leggende parlavano del gatto demone di Okabe che possedeva una coda biforcuta. Questa preferenza pare sia alla base dell’affermazione di mici quasi privi di coda, che non si confondessero quindi con il terribile demone.

L’appendice del Bobtail non è però completamente assente, solo molto breve, lunga al massimo una decina di centimetri. Assomiglia ad un pompom e viene portata diritta verso l’alto quando il micio cammina. Il fatto di non avere una coda lunga – e tanto meno biforcuta come il temuto gatto demone delle leggende – e il fatto che la coda assomigli al fiore del crisantemo, l’emblema della casa imperiale, ha contribuito a rendere il Bobtail il gatto nazionale giapponese. Ed è ancora oggi usanza presso i marinai, tenere a bordo delle navi uno o due gatti proprio per scongiurare con la loro magica presenza il pericolo delle tempeste in mare.

Protagonista di miti, celebrato animale dai poteri soprannaturali, il gatto in Giappone è stato sempre in strettissimo contatto con gli artisti. Nel corso dei secoli, i mici sono stati raffigurati nei dipinti, nelle statue di avorio, sulle porcellane e sugli oggetti in bronzo. Pittori immortali li hanno presi come modelli. Basti pensare al leggendario Ando Hirodshige (1797-1858) oppure a Utawaga Kuniyoshi (1797-1861) che amava teneramente i gatti e ne teneva molti nel suo studio. Si racconta che un allievo di Kuniyoshi, ritrasse un giorno il maestro mentre dipingeva un quadro con un gatto in braccio e altri che giocavano ai suoi piedi. Il grande pittore Katsushika Hokusai (1760-1849) era solito dipingere gatti di diverso colore. Era infatti convinto che ad ogni colore del pelo corrispondesse un particolare potere magico. I gatti rossi erano i più potenti negromanti, in grado di attuare qualsiasi sortilegio, mentre quelli con il pelo bianco e nero erano i più deboli.

Riguardo al rapporto tra i gatti e i pittori giapponesi c’è una curiosa leggenda che ha per protagonista Chodensu, artista del XV secolo. Mentre stava lavorando al dipinto sul Nirvana che si trova nel monastero di Tofukuji a Kyoto, il pittore promise al suo gatto di inserirlo nell’opera se gli avesse procurato gli ingredienti per i colori. Il gatto allora guidò il padrone in un punto dove, tra particolari tipi di terreno, i materiali per ottenere i colori erano abbondanti. Chodensu allora, soddisfatto del proprio animale, lo ritrasse nel dipinto che ancora oggi è possibile vedere.

Ci sono spesso i gatti anche nelle opere del celebre Tsugoharu Leonard Foujita (1886-1968) che fu amico di Amedeo Modigliani e che condensò l’arte tradizionale giapponese con la modernità di Parigi di inizio Novecento. In molte tele, Foujita dipinse se stesso al lavoro chino sul tavolino con un gatto acciambellato sulla schiena e una fotografia, rimasta famosa, lo ha immortalato mentre con una mano accarezza uno dei gatti del suo studio a Montparnasse e con l’altra gli fa il ritratto.

Roberto Allegri

COM'E' FATTO

Taglia: media dai 2 ai 5 kg

Occhi: sono grandi e di forma ovale. La tonalità degli occhi è in armonia con quello della pelliccia e può essere anche blu o impari,ossia un occhio blu e uno arancio

Coda: deve essere a mozzicone che non deve superare i 8-10cm,arrotolata su se stessa,come in una spirale.

Zampe: sono lunghe e sottili,quelle posteriori leggermente più alte di quelle anteriori.

Pelo: corto e sottile al tatto,privo di sottopelo e resta ben aderente al corpo. Esiste anche una varietà a pelo semilungo ma è molto rara.

Colore: Self e tortie: bianco, squama di tartaruga, rosso, nero. Bicolore: con il bianco tutti i colori e disegni.Le macchie devono essere di colore vivo e spiccare nettamente sulla candida base.

Vita media: 13 anni

CARATTERE

Il Japanese bobtail è un gatto molto socievole sia con gli estranei che con i famigliari. Chiacchiera volentieri e cerca di farsi capire modulando la voce in delicati vocalizzi. Raffinato,elegante,seduce gli appassionati dei felini dall'aspetto e dal carattere particolare. E’ un gatto che ha bisogno sempre di stimoli quindi il gioco deve far parte delle routine giornaliera. Affettuoso e molto intelligente,si adatta sia alla vita in casa che alla vita all'aperto.

CURE

Spazzolarlo una volta alla settimana.

ALIMENTAZIONE

Gradisce il pesce sopra ogni altra cosa, perciò occorre dargliene almeno una volta alla settimana. La dieta più indicata è a base di cibi confezionati.


Allevamenti Javanese Bobtail:

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